Si parla con sempre maggiore insistenza della fase due, dopo diverse settimane di quarantena forzata, settimane passate in compagnia sempre più stretta dei nostri amici a quattro zampe, non più abituati ad una vicinanza così stretta. Cosa possiamo aspettarci? Secondo gli esperti, questa pandemia può avere degli effetti sul loro comportamento.
Cani e gatti sono animali incredibilmente routinari, sono sensibili a ogni piccolo cambiamento e nonostante possano essere con noi da anni, anche un solo mese di stravolgimento della consuetudine può essere fonte di stress. “Il gatto in particolare, è il più sensibile ad un cambio di routine e allo stress correlato – spiega a OggiScienza Angelo Gazzano, docente di etologia e fisiologia veterinaria all’Università di Pisa e presidente dell’Associazione Veterinari Esperti in Comportamento –- .
Figuriamoci, poi, quando da un momento all’altro il gatto si trova a vivere in una casa in cui i proprietari sono stranamente sempre presenti (e magari la famiglia comprende qualche bambino rumoroso) e che domani si ritroverà inaspettatamente solo, di nuovo, per molte ore al giorno.
In questo periodo, il cane, invece, sembrerebbe passarsela meglio. Visto che è una delle poche scuse per poter uscire di casa, probabilmente farà passeggiate più frequenti. Di certo, però, brevi e prive di incontri ravvicinati con altri cani e con altre persone.
Il cane è un animale sociale per natura – spiega Gazzano – : in questo momento non gli pare vero di poter stare tutto il giorno con il proprietario! Però quello che viene a mancare è l’incontro con i conspecifici.
Ebbene, una volta riaperte le porte per la fase due e ripresa la vita di ieri, cosa dobbiamo aspettarci dai nostri cani e gatti? Saranno gli stessi di prima? I cuccioli adottati prima del Covid come vivranno il loro ingresso (tardivo) in società? E i cani con problemi comportamentali sapranno riprendersi? Anche Micio svilupperà ansia d’abbandono?
Cane: aspettiamoci depressione e ansia da separazione
Una volta ripresa la vita normale anche cani normo-comportamentali potrebbero sviluppare problemi legati alla separazione o qualche forma di depressione causate dal nuovo cambio di abitudini, con i proprietari che torneranno a passare molte ore fuori casa. E quei cani che già prima del Coronavirus avevano consolidati problemi legati alla separazione potrebbero mostrare una vera e propria regressione.
Inoltre, spiega Gazzano, “ci sono dei cani, comunemente di piccola taglia ma non solo, che tendenzialmente sono più portati di altri ad essere dipendenti dalla presenza del proprietario, animali che con il tempo si sono abituati a vederlo poche ore al giorno al rientro dalla giornata di lavoro e che ora invece sono a contatto tutto il giorno. Durante la fase due è molto probabile che quei cani, dopo il ritorno normalità, manifestino dei segni di malessere fino ad arrivare a comportamenti ansiosi da separazione. Di solito i sintomi sono vocalizzi, abbai e ululati quando sono lasciati soli, distruzione di mobili e suppellettili nel tentativo di scaricare la tensione, anche manifestazioni organiche come diarrea, vomito e minzioni sparse per case. Alcuni cani possono stare male anche per molto tempo, purtroppo”.
Gatto: può soffrire di ansia da separazione?
Esiste l’ansia da separazione nel gatto? “Non è descritta così precisamente come nel caso del cane – precisa Gazzano – ma esistono problemi simili. Il fatto è che i gatti sono animali meno espliciti nella manifestazione del malessere e spesso il proprietario non se ne rende conto, fino a quando i problemi non si aggravano.
Quando cambia qualcosa nell’ambiente di casa, percepisce uno stimolo pericoloso o un cambiamento che lo preoccupa, il gatto può lasciare una marcatura urinaria: piccole gocce di urina particolarmente odorose. È in quel momento che il proprietario si accorge del problema e, purtroppo, spesso perde la pazienza: rinchiude il gatto, lo sgrida o lo punisce fisicamente. Però in questo modo l’animale va ancora più in ansia, e anche il proprietario diventa uno stimolo ansiogeno, da marcare. Quindi il gatto inizia a fare pipì sui suoi vestiti, ci fa le feci sopra, urina e fa le feci sul letto. E ovviamente il proprietario si arrabbia ancora di più e si innesca un circolo vizioso in cui l’ansia crea ancora più ansia da evitare, specialmente nella fase due.
A dispetto della sua reputazione di solitario, gli scienziati hanno già indicato come anche il gatto desideri la compagnia del suo umano e possa soffrire della sua assenza. Uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Uppsala e pubblicato su PLOS One ha rivelato che i gatti interagiscono più intensamente con il proprietario facendo un gran numero di fusa dopo una separazione di quattro ore rispetto ad una di soli trenta minuti e che questa reazione non dipende dalla necessità di essere nutriti, ma dalla gioia della presenza.
È chiaro, quindi che uno stato ansioso dovuto alla solitudine potrebbe succedere, per esempio, al ritorno alla normalità, nel momento in cui chi oggi è tanto a casa se ne va. Il proprietario che torna al lavoro, o il figlio che torna a vivere in un’altra città per riprendere gli studi all’università: il gatto è sensibile ad arrivi e partenze degli elementi del gruppo familiare e quindi aspettiamoci che queste dinamiche possano succedere.
“Poi ci sono quei gatti ancora più silenti – aggiunge l’etologo comportamentalista – e magari ridirigono il comportamento ansioso su se stessi e si strappano il pelo, si leccano fino a depilarsi tutta la pancia o mangiano poco: questi sono gatti che esprimono il loro stato ansioso con una forma meno produttiva, ma stanno comunque molto male”.
Cosa fare e cosa non fare per la fase due
- Cercare di mantenere il più possibile invariata la routine di pasti, uscite, momenti di gioco, il sonno, valido sia per il cane che per il gatto
- Evitare ore e ore di coccole eccessive a cui i nostri animali non sono stati abituati prima, valido sia per il cane che per il gatto
- Se abbiamo un cucciolo appena adottato o un cane adulto che ha timore dei rumori della città o di altri esseri umani possiamo inserire nella routine quotidiana da Covid degli audio: “Ci sono dei cd con registrazioni di pianti, voci di bimbi, urla, rumori di traffico ecc – spiega Gazzano – che possono essere fatti ascoltare ai cuccioli in modo da supplire a queste carenze ambientali. Presentando questi stimoli all’animale ora, probabilmente, una volta che torneremo alla vita normale, lui non ne sarà terrorizzato. L’abituazione agli stimoli può essere importante anche per il gattino”
- Cercare di creare delle distanze con il cane, lasciandolo ad esempio in una stanza, mentre noi ci muoviamo altrove o facendo delle finte uscite sul pianerottolo di casa
- Evitare di disturbare il gatto che si apparta andandolo a cercare per giocare o coccolarlo, ma lasciare che sia lui a cercarci con i suoi tempi
- Se abbiamo iniziato a giocare un po’ di più con i nostri animali in questo periodo, loro ne saranno molto contenti. Quindi, dopo il rientro al lavoro, cerchiamo di mantenere quei momenti di gioco e di non tornare alle vecchie pigre abitudini. Ma, se non è possibile, allora è il caso di ridurre gradualmente le attività che facciamo insieme a cani e gatti durante la fase due.
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