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L’alimentazione influenza il comportamento del cane. Ecco gli ultimi studi

L’alimentazione influenza il comportamento del cane? Gli studi a riguardo sono esigui rispetto a quelli fatti per l’uomo ma alcune evidenze esistono da diverso tempo, mentre altre vanno emergendo grazie alla maggiore attenzione dei ricercatori verso questo aspetto.

Vediamoli assieme.

I primi studi negli anni ’80

Tra i primi studi riguardanti questa particolare interazione tra cibo e comportamento, vi è la ricerca di Mugford che nel 1987 divenne famosa perché affermò:

quando studiamo il comportamento di un cane, dovremmo prendere in considerazione ciò che si trova nel suo stomaco.

La relazione analizzata riguardava la presenza nella dieta del cane di fibre facilmente “fermentescibili”, ovvero che avviassero delle piccole reazioni di fermentazione nello stomaco: in presenza di queste fibre, i cani a fine pasto risultavano inattivi per periodi più lunghi di tempo, rispetto a quei cani che avevano ingerito fibre “inerti”.

Tutta colpa di alcuni aminoacidi

Gli aminoacidi triptofano e tirosina, presenti nelle proteine, sembrano essere i diretti responsabili dei processi che portano all’attivazione di alcuni ormoni, tra cui la serotonina, noto per i suoi effetti sull’umore. Il triptofano, considerato un precursore della serotonina, agisce in competizione con altri aminoacidi per poter agire sul cervello e il suo aumento o la sua diminuzione, sono quindi in grado di interferire con il comportamento dei cani.

L’alimentazione influenza il comportamento del cane aggressivo quando si associa una dieta a basso tenore proteico (19%) ad un’integrazione di triptofano. Al contrario quando nella dieta del cane era presente contemporaneamente una dieta ad alto tasso proteico (31%) non associata al triptofano, poteva aumentarne l’aggressività.

Una ricetta complicata

La correlazione tra proteine e triptofano però non è cosi diretta come sembra. Nei cani depressi ad esempio la correlazione descritta prima non funziona mentre in altri casi il microbiota intestinale può variare così tanto in base ad altri fattori, da annullare questa correlazione. Oltre a questo, ci sono altri nutrienti legati ai grassi e ai carboidrati che sembrano poter influire nettamente sul comportamento e lo stato psicologico dei nostri fedeli amici a quattro zampe.

Le correlazioni più studiate tra alimentazione e comportamento

Parlando dei grassi, le interazioni dei trigliceridi a media catena migliora la funzione cognitiva degli animali anziani e riducono le alterazioni comportamentali nei cani affetti da epilessia. Rivolgendo l’attenzione ai carboidrati è noto da tempo come una maggiore quantità di fibra alimentare stimola il senso di sazietà e può avere un effetto calmante.

In conclusione tra i principi antiossidanti più studiati sono quelli relativi ai benefici della vitamina E e della Vitamina C, in grado di contribuire al miglioramento della funzione cognitiva degli animali anziani.

Da questo punto di vista la ricerca punta sempre più ad indagare gli effetti del microbiota sul benessere animale, in modo da arginare pericolosi trend correlati all’alimentazione umana che a volte si riversano su quella animale portando ad avere degli effetti collaterali indesiderati e pericolosi per la salute dei nostri pets.

 

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